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Flan

13 Apr

FLAN

Tempo: 1 ora e 15 minuti

Una preparazione rapida e semplice, una cottura leggermente più lunga.

Difficoltà: bassa

Niente di che: mescola, versa, scalda, inforna.

Costo: medio?

Dipende, se volete usare alcuni ingredienti oppure i loro rispettivi succedanei. Io direi che il costo non supera la decina di euro.

Ingredienti

– 1 litro di latte intero

– 250 ml di panna fresca

– 50 grammi di farina 00

– 50 grammi di maizena

– 250 grammi di zucchero semolato

– 5 tuorli d’uovo

– scorza grattugiata di limone

– vanillina o bacca di vaniglia

Premessa: ho trovato questa ricetta sul sito di un conosciutissimo portale italiano di cucina che ha il nome di una nota spezia costosa e del suo relativo colore. Diciamo che faccio un omaggio alla loro versione di questo dolce, il fatto è che l’ho trovato molto buono e fresco.

Ah! Gli ingredienti, che belli!

Ah! Gli ingredienti, che belli!

Prima di tutto un po’ di discernimento su questo prodotto che sembra avere origini diverse, aderire a scuole culinarie nazionali differenti e con risultati che travalicano il confine tra dolce e salato con una buona facilità. Quello che sappiamo per certo è che il termine ha una derivazione antica, risalente al Medioevo. Ciò che accomuna tutte le ricette che rientrano sotto il nome “flan” è la cremosità del contenuto, dolce o salato che sia (ad esempio in Italia è prevalentemente salato, in Portogallo si avvicina di più al pasteis). Il flan che andiamo a fare è invece del tutto dolce, a base di latte e con un deciso sapore di vaniglia, più simile ad una crostata con un budino dentro. Un budino dall’irresistibile compattezza diciamolo. Il flan è un dolce dal forte potere rinvigorente, ideale per chi fa sport e pratica una vita movimentata.

Molto bene, iniziamo la preparazione. Per prima cosa mettiamo sul fuoco i tuorli d’uovo insieme allo zucchero e cuociamo a fuoco molto basso. Gioco forza sarà rallentare la cottura delle uova, in favore della caramellizzazione dello zucchero. Il risultato dovrebbe essere un composto omogeneo, molto morbido e chiaro. Una volta prodotta una cosa simile alla foto qui sotto, andiamo ad aggiungere la farina e la maizena, ben setacciate (sennò si formano i grumi e noi non lo vogliamo).

Io che mescolo le uova che si mescolano allo zucchero che si mescolano al teflon della pentola

Io che mescolo le uova che si mescolano allo zucchero che si mescola al teflon della pentola

Nota: data la forte presenza di ingredienti secchi in questa fase, potrebbe capitare di produrre un composto dall’alternativa forma sferoidale, con irresistibili tendenze solide. Dato che la ricetta non considera questo risultato quale punto ottimale di arrivo per la fase attuale, potete aggiungere un po’ di albume e tornare perciò alla consistenza morbida.

Bene, adesso aggiungiamo a filo il latte e la panna, i quali produrranno un incantevole aroma che tanto ricorda le energie mattutine. Una volta ben sciolti gli ingredienti, grattugiamoci dentro la buccia di limone ed aggiungiamo la vanillina. Per chi ama i sapori naturali ed ha passione per gli ingredienti non trattati, consiglio di usare limoni di Sorrento e di sostituire alla vanillina una bacca di vaniglia, opportunamente incisa. Avremo infine una cosa così.

L'incantevole composto

L’incantevole composto poco composto

Adesso, mantenendo il composto sul fuoco, mescoliamo continuamente senza sosta finché il tutto non si raddensa (una ventina di minuti circa). Spegniamo ora il fuoco, prendiamo la pasta sfoglia e stendiamola dentro una bella tortiera, meglio se alta e stretta. Una da 24 cm andrà benissimo. Punzecchiamo con i rebbi di una forchetta la pasta e adagiamoci dentro il composto. Ah, una nota per quegli adorabili buontemponi dei naturisti: togliete la bacca di vaniglia prima di versare.

Il cremoso finale prima dell'infornata

Il cremoso finale prima dell’infornata

Inforniamo a 170° per circa 60-65 minuti. Facciamo ben attenzione perché la superficie tenderà a brunirsi molto molto in fretta. Soluzione: teniamolo sul ripiano più basso del forno e, nel caso questo continui a scurirsi, attiviamo la cottura solo sulla griglia inferiore per una decina di minuti. Insomma, stateci dietro, non uscite di casa a fare shopping nel frattempo. Quando sarà cotta sfornatela ma non sformatela, deve riposare e soprattutto compattarsi (ricordate che alla fine è un budino). Una volta raffreddata, mettetela in frigo a sedimentare. Tempo gente, ci vuole tempo.

Ecco il risultato finale. Trovate le differenze nella qualità dell'immagine rispetto alle precedenti

Ecco il risultato finale. Trovate le differenze nella qualità dell’immagine rispetto alle precedenti

 

Considerazioni finali

Il flan francese è una ricetta dal marcato sapore di latte e con una simpatica presenza scenica, dal deciso color del grano. Il suo profumo di vaniglia è l’ideale per chi vuole iniziare una giornata con il sorriso. E’ un dolce di sicuro impatto su chi vuole ingrassare nutrire lo spirito e avere energia per le proprie scorribande quotidiane. Con la sua marcata scioglievolezza, il flan è un goloso espediente per fermarsi durante il pomeriggio ad assaporare un po’ di Francia e concedersi un momento di tranquillità. Potete servirlo con una spumosissima panna montata o del profumoso cioccolato fondente fuso.

Accompagnamento: purga    idraulico liquido     soda caustica      niente

E niente, non si accompagna a niente. Punto.

Diplomazia e lessico dei blog di cucina

10 Apr

Viviamo in un periodo storico (mi auguro decisamente breve) nel quale ci sono non solo delle parole tabù, ma addirittura dei veri e propri argomenti di conversazione che mai e poi mai andrebbero citati. Immaginare di unire queste parole-mai-dette ai canali di comunicazione digitale usuali diventa perciò un’impresa talmente ardua da richiedere un enorme sforzo di diplomazia, pena la perdita assoluta di efficacia della comunicazione. Sono teorie e teorie di pesantissimi sipari che si chiudono su conversazioni dette a bassa voce.

Quando parlo di argomenti off-limits mi riferisco ad esempio alla cucina. Esiste come una chiara e spasmodica ossessione nei confronti dei chili di troppo, delle maniglie dell’amore e del cibo “poco” sano. Io dunque, che un po’ per lavoro di comunicazione dovrei occuparmi e che tengo le fila di un blog fatto prevalentemente di ricette dolci dovrei avere vita particolarmente difficile. Chi segue il blog con una certa regolarità però sa che io da tempo ho abbandonato l’idea di schivare queste pesantissime tende nel procedere con il mio hobby culinario, decidendo pertanto di prenderle direttamente in faccia, oppure di aprirle tutte assieme. In altre parole: me ne sono sempre fregato della diplomazia dolciaria, preferendo ad essa una chiara e semplice idea, il 90% dei dolci è fatto di zucchero, accettalo.

Navigando tra numerosi blog e forum di cucina invece noto sempre più la tendenza a dichiarare nelle intestazioni delle ricette una realtà alternativa, fatta di particelle avversative o di qualità complementari. Della serie, dire “sei una gran brava persona” ad un ragazzo che non spicca per doti estetiche. Non è bello MA è simpatico. Ecco, un’avversativa.

Io non ho mai amato questo passare per il sottile un po’ gratuito, passando così la bomba in mano al povero lettore che, magari ignaro e alle prime armi, si ritrova a cucinare una sachertorte dove al burro è stata sostituita la margarina (più leggera) ma al quale non è stato detto che c’è una discreta dose di cioccolato nell’impasto. E che magari la glassa non è fatta di coriandoli e pillole bruciagrassi ma di zucchero e ulteriore cioccolato fuso. Parliamoci chiaro, se un pezzo di torta “si scioglie in bocca” non vuol dire che è fatto di ghiaccio, piuttosto che contiene una discretissima dose di burro che – magia! – con il calore si scioglie. Certo, esistono anche dolci con una dose ridotta di grasso (tipo quella che ho descritto recentissimamente qui); sono pochi, cervellotici e alla fine uno per costrutto mentale fa prima a prendersi una fetta di pan di spagna allo yogurt.

Così come non capisco la mania di voler per forza sostituire ingredienti classici con succedanei a basso contenuto calorico. Un conto è avere delle intolleranze, per non parlare delle allergie; un altro conto è sentire dentro di sé il bisogno di rinunciare alla ricetta originale in favore di un prodotto quasi uguale ma i cui ingredienti magari hanno reazioni diverse o addirittura profumi diversi. Chi si approccia alla cucina dolce per la prima volta dovrebbe innanzi tutto provare la ricetta originale e poi semmai cercare di sostituire, se il fine ultimo è evitare la disfatta dei propri fianchi. Sono deliberatamente disfattista: se non vuoi rinunciare alla linea, limita le dosi o la frequenza con la quale mangi dolci.

Voglio fare una prova: la prossima ricetta sarà deliberatamente grassissima MA la descriverò come se fosse piena di verità e qualità alternative. Così ho deciso.