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Pre-testi

21 Ago

Sì lo ammetto, non so cosa scrivere. La naturale scorrevolezza delle parole che tanto spesso contraddistingue i pensieri subisce il più classico degli arresti quando si tratta di filtrare le frasi e dare un senso logico al discorso. Mi ritrovo così nei panni dell’ennesimo pivello novellino che pretende di poter imparare la nobile arte della scrittura solo perchè un host gli dà la possibilità (gratuitamente per giunta), di dar voce telematica al suo angolo di mondo.

Il primo step è un classico: rompere il ghiaccio. Via gli indugi, alla larga contenuti didattici, basta con scalette precotte di argomenti trattabili; qui non si parla di niente. In fondo lo dice il titolo stesso, questo primo post è un pretesto; o meglio, è un pre-testo, qualcosa che viene prima della vera trama e della concretezza. Perciò mi limiterò a dir poco e a far intendere molto.

Giusto una riflessione sul titolo. Le parole chiave son due, non era difficile dedurlo data la brevità; se sul Puffo non abbiamo dubbi (son io, perbacco) se non di natura freudiana, sulla cucina ci si potrebbero passare due ore, ma noi ci accontentiamo di due minuti. Ci insegna il vocabolario Treccani che cucina è:

a. Ambiente della casa, di una comunità, di un ristorante, di una nave, ecc., in cui si preparano e cuociono i cibi, fornito perciò degli impianti necessarî a questo fine […] Anche, per metonimia, chi provvede a fare e dare da mangiare, il cuoco, i cuochi o chi fa da cuoco: bisogna mangiare ciò che passa la cucina!

Eh, già! Secondo questa definizione la cucina non è solo un luogo fisico, ma si identifica anche con la persona che ci si arrabatta dentro, colui che fa da mangiare. Bene, io dirò di più. Al contrario di ciò che dice Marc Augé, per me la cucina è un iper-luogo, un posto dove accadono tutte le cose e dove tutte le persone si identificano e vivono una vita di gesti che si appiccicano alle pareti. Una macchia di sugo, un piatto sbeccato, un bicchiere, un mestolo una sedia mezza rotta, il tavolo sporco di farina. Sfido chiunque a liberare da mente da qualsiasi ricordo al citare un elemento della cucina. Impossibile a mio parere.

Ebbene, la cucina del Puffo è un po’ tutte queste cose, un luogo, una persona (o una comunità, una tribù nel mio caso), un oggetto, un insieme di azioni e di ricordi. Un libro di ricette soprattutto. Vediamo se sarò in grado di rendere l’idea.